Il divano di carta, design da toccare by Tokujin Yoshioka
Tags:antonangeli, atek, carta, denis santachiara, divano, markus benesh, paper cloud, salone del mobile milano, shigeru ban, Tokujin Yoshioka
Pareti in acrilico, resine fuse con polveri organiche, scarti industriali, vetro, tessuti, policarbonati, legno, vernici di ultima generazione. Vecchi e nuovi materiali. Ricomposti, fusi, intrecciati, sezionati. Invenzioni e innovazioni. Per risparmiare e non inquinare. E per un design che, come dice Giulio Cappellini, non è più solo bello da vedere. «Ma è bello anche da toccare». La ricerca tecnologica nell’arredamento.
Camice bianco e fiamma ossidrica al posto di matita e tecnigrafo. Basta dare un’occhiata ai padiglioni del Salone del mobile, a Milano fino a lunedì, per capire che la nuova frontiera del design sta tutta lì, nella capacità di ripensare i materiali. E allora le superfici diventano lisce, satinate, le sedie leggerissime e colorate, i tessuti impalpabili. Un’esperienza sensoriale. Che coniuga tecnologia e praticità. Come per «I-lumex », la prima lampada con uscita usb, disegnata da Denis Santachiara per Antonangeli. Shigeru Ban per Artek, invece, propone «10 unit-system», un sistema di pezzi componibili in carta e plastica riciclata, mentre «Rapoxy », realizzato in collaborazione con Markus Benesch, permette di usare la carta da parati anche sul pavimento grazie a una resina protettiva.
Soluzioni nuove, pratiche, leggere. «Ma non per questo – assicurano i progettisti – vogliamo rinunciare alla bellezza delle linee». Basta guardare «Paper Cloud», il divano di Moroso progettato da Tokujin Yoshioka in carta stropicciata. Una nuvola. «Ho riflettuto – dice il progettista – sulla possibilità di esprimere la struttura del materiale in natura attraverso il prodotto industriale». E poi ci sono le pelli (quella storica di Fendi, protagonista delle performance di undici desig ner per Craft Punk, in collaborazione con Design Miami), i pizzi high-tech applicati alla fibre di vetro (sempre di Antonangeli con il disegno di Theo e Silvia Sogni), l’Alcantara rivista traforata e decorata (con il contributo di Patricia Urquiola) «per uscire dalla schiavitù dei rivestimenti per automobili».
Design da laboratorio. Mesi di sperimentazioni per adattare la materia al progetto. Ed è così che è nata l’evoluzione del «Corian» di DuPont: da superficie solida usata per l’arredo, diventa un rivestimento per edifici. Più in piccolo: le poltroncine «Vague» di Marc Sadler per Flou, grazie a un materiale termoplastico, diventano morbide al tatto. «In questo campo tutto esiste ed è già stato inventato – dice la giovane designer Francesca Madera – e a noi non resta che fare ricerca sui materiali». Replica di Giulio Cappellini: «Ma possiamo applicare le nuove scoperte a vecchi disegni e vecchie forme: il legno rivestito ne è un esempio». Dilemma: meglio l’estetica o la praticità? La forma o la tecnologia? Marco Merendi, che per FontanaArte ha disegnano la lampada in fibra di vetro «Tattoo», dà la sua risposta: «Il bello è opinabile. Io credo negli oggetti che hanno misura e logica. Ma soprattutto un’anima».
[fonte www.corriere.it]
Inserito da: Gaetano Alfano
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